Ho passato i primi giorni dell’anno sulle mie amate montagne, le Dolomiti. Siamo stati accolti da uno scenario di devastazione dovuto alla tempesta di fine ottobre 2018. Centinaia di alberi abbattuti dalla furia del vento. Ho avuto la fortuna di crescere su quelle montagne e quanto accaduto mi ha profondamente scosso. Poi, portando a spasso i cani nel bosco di fronte casa, mi sono imbattuto in due alberi, un abete ed un larice, stretti in un abbraccio. Sono sempre stati lì ma non li avevo mai notati in tutti questi anni. Attorno a loro, tronchi a terra, radici divelte. Così diversi e così uniti. Ho guardato i miei due cani, così diversi eppure così uniti. Ho pensato a me e mia moglie, così diversi eppure così uniti. Infine ho pensato ai miei nipoti, così diversi eppure così uniti e, in questo inverno così mite e povero di neve, a loro due ho dedicato una piccola fiaba di inizio anno … … …
Autunno. Larici e abeti vivevano sereni nella valle, ignorandosi reciprocamente in una armonica distribuzione di geobotanica casualità. Gli abeti sempreverdi robusti, nobili ed elevati, i larici con i loro aghi non persistenti così esili e fragili nella loro nudità. Su di loro vegliava una divinità. Buona e sempre presente, seduta sul suo trono di dolomia. A volte distratta. Come quel giorno, il 29 ottobre. Il giorno in cui Tormenta decise di non attaccare più la valle dal nord come faceva da migliaia di anni. No, quel giorno aggirò le maestose barriere di roccia costruite dalla divinità e attaccò da sud.
Gli abeti, spavaldi e fieri nella loro armatura di corteccia, chiesero ai larici di levarsi di torno; sarebbero stati solo un intralcio nella battaglia contro Tormenta. Come sempre, ci avrebbero pensato loro a difendere la valle usando la forza dei loro tronchi e come scudi le loro folte chiome.
Ma Tormenta, dopo millenari fallimenti, aveva ben capito che gli stupidi abeti avevano apparato radicale ridotto e che peraltro quello esposto a sud era fragile ed indebolito da anni di pigrizia … gli attacchi del malvagio venivano sempre dal nord. Le folte chiome divennero vele, i larghi tronchi leve e fu strage di abeti. A migliaia caddero. I larici assistettero al massacro. Tempesta passò anche tra di loro con il suo impeto brutale ma nulla potè. Nessuna vela da gonfiare, nessun tronco sufficientemente largo a cui aggrapparsi.
Tormenta adirato spinse gli abeti ormai deceduti contro i larici. I larici non si spostarono. A loro non importava che gli abeti li avessero sempre snobbati. Consci delle loro profonde radici provarono a salvare gli abeti e resistettero fino a quando la divinità, fino a quel momento impaurita e nascosta dietro il suo trono, riprese coraggio e scacciò Tormenta. Guardò la valle, distruzione ovunque. La sua distrazione aveva portato morte. Poi focalizzò lo sguardo su loro due. Un larice aveva offerto il proprio tronco ad un abete, che si era attorcigliato ad esso in un imperituro abbraccio.
Insieme avevano resistito.
La divinità sapeva che la sua distrazione avrebbe creato altri problemi in futuro, ma non quell’inverno. Donò alla valle un inverno mite e senza neve così che i suoi abitanti poterono curarsi le ferite e recuperare la speranza.