Quante volte ci siamo incontrati in questi anni? Quante volte abbiamo incrociato i nostri sguardi, ci siamo scambiati un sorriso? Tante, praticamente ogni mattina che mi reco al lavoro.
Io, l’uomo in giacca e cravatta che cammina assorto nella lettura di un libro e che rischia di inciampare ad ogni passo.
Tu, l’”uomo nero” che pulisce con la sua scopa il marciapiede ed un’ancora inutile ciclabile, prima di recarsi davanti al supermercato per chiedere con umiltà e con un sorriso il giusto compenso per il lavoro svolto per il quartiere.
Noi, con la mente altrove, immaginando che ogni mattina ci possa accadere qualcosa che cambi il resto della giornata, sempre così monotona.
Ieri quel qualcosa è accaduto.
Non ci siamo mai detti niente seriamente, a parte i nostri quotidiani “Buongiorno!” o i “Grazie” e “Di niente” ogni volta che ti lasciavo qualche spiccio all’uscita del supermercato.
Eppure ieri, mentre poggiavo sulla tua mano una monetina e mi ringraziavi, hai voluto dirmi qualcosa in più, hai voluto parlarmi.
Quel pomeriggio sarebbe stato il tuo ultimo giorno di “lavoro” su quel marciapiede.
Hai pronunciato la parola “lavoro” con una dignità e con un orgoglio che mi ha commosso e mi ha fatto vergognare per tutte le volte che ho disprezzato il mio lavoro e per le volte future che lo disprezzerò di nuovo.
Poi, con lo stesso orgoglio, hai tirato fuori dalla tasca del tuo giubbetto un foglio e mi hai parlato del tuo nuovo lavoro, come pulitore in un CTO Tal dei Tali in Via Vattelappesca.
Ti ho sorriso, fatto i complimenti e ti ho augurato il meglio per il tuo futuro.
Poi ci siamo stretti la mano.
La mia, bianca, da impiegato, con al massimo qualche callo per aver impugnato una racchetta da tennis.
La tua, nera, da pulitore, piena di calli e segnata dalla fatica.
Le nostre, così diverse, ma strette con identica intensità, quella intensità di due persone che hanno voglia di un contatto.
Ci siamo salutati di nuovo, mi sono girato per tornare al lavoro e ho pianto.
PS: mi piace immaginare che l’uomo nero non abbia trovato un lavoro in nero e che il suo futuro sia roseo.