L’ascensione del Monte Bianco


Chi mi conosce, sa della mia smisurata passione per la montagna. In pochi però sanno che negli anni ho collezionato una discreta quantità di testi “montanari”, gelosamente custoditi nella mia libreria.

Li potrei suddividere nelle seguenti categorie:

  • “Alla portata dei miei limiti”: comprende tutti quei testi tecnici (estivi ed invernali) e carte topografiche per escursionisti contenenti percorsi, sentieri, passaggi e paesaggi che, con orgoglio, posso serenamente affermare di aver conosciuto e vissuto al 90%.
  • “Alla portata dei limiti della mia fantasia”: comprende tutti quei testi tecnici (estivi ed invernali) e carte topografiche per escursionisti esperti contenenti vie alpinistische, sentieri, passaggi verticali e paesaggi vertiginosi che, con meno orgoglio e con molta faccia tosta, posso serenamente affermare di aver veduto al 90%. Mentalmente, comunque, li avrò vissuti e percorsi centinaia di volte.
  • “Alla portata dei miei sogni”: ho pochi rimpianti nella mia vita. Uno di questi è senz’altro quello di non essere mai diventato un alpinista, di non aver mai arrampicato. Ed arrivare alla soglia dei 45 anni scoprendo improvvisamente di soffrire di vertigini, fa semplicemente … male. 

Mi consolo quindi sognando di essere qualcun altro e in questo mi supportano i libri che raccontano le vite degli alpinisti famosi e delle loro scalate più avventurose. 

Ho cominciato a leggere “L’ascensione del Monte Bianco” con questa questa aspettativa.

Ludovic Escande non è però un alpinista, la sua ascensione al Monte Bianco è tutt’altro che epica. 

Ludovic è un uomo normale che soffre di vertigini, un editore con un matrimonio fallito alle spalle e tanto tanto Xanax che scorre nelle sue vene. Fuma e beve come se non ci fosse un domani. 

Ma è circondato da amici, suoi compagni di bevute e soprattutto alpinisti, che lo spingono a compiere l’ascensione, guidati da quella controllata incoscienza che solo una sana e forte amicizia può generare. Quell’incoscienza che funge da scossa per “rianimare” l’amico in difficoltà.

“Seguiamo l’allegro consiglio di Stendhal: <SFCDT> (Se Foutre Carrément De Tout, Fregarsene alla grande di tutto)”

Ludovic e i suoi amici raggiungeranno la cima del Monte Bianco accompagnati da un mix di terrore, coraggio, ironia e spavalderia che vi farà sorridere: scoprirete i miracoli di una “mens Xanax in corpore sano” (o quasi).

Non so se scalerò mai il Monte Bianco come Ludovic; non annovero tra le mie amicizie alpinisti né l’incoscienza dimora più in noi.

Ma continuerò a vivere la montagna consapevole che in essa …

“… c’è un principio di intensità dell’azione che non esiste da nessun’altra parte. Ogni gesto, ogni pietra che tocchi, te ne ricorderai ancora tra dieci anni …”

… un intensità che sa renderci liberi, sognando imprese impossibili.

“L’ascensione del Monte Bianco” – Ludovic Escande – Einaudi – pag. 125


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