Ci sono almeno quattro validi motivi che dovrebbero spingere ognuno di voi a leggere questo piccolo saggio dedicato ad uno dei personaggi sportivi più importanti dell’ultimo ventennio, Roger Federer. 

Il primo motivo è puramente letterario: Wallace è considerato uno dei più importanti scrittori americani degli ultimi decenni e questo saggio dimostra ancora di più le sue doti, riuscendo a trasformare una semplice cronaca (semplice per modo di dire, stiamo sempre parlando della finale di Wimbledon del 2006!!) in un trattato filosofico di metafisica e estetica.

Il secondo motivo è meramente tecnico: Wallace ha avuto un passato da tennista e ci accompagna in un viaggio attraverso l’evoluzione di questo sport raccontandoci di come le migliorie tecnologiche abbiano influenzato e modificato le prestazioni dei giocatori fino all’odierno tennis, “nell’era del gioco d’attacco da fondocampo”.

Il terzo motivo è semplicemente romantico: l’eroe fine, sagace, rapido e dal tocco leggiadro (Federer) contro l’incarnazione del nuovo tennis fatto di prestanza fisica e forza bruta (Nadal).

“… e anche solo vedere da vicino come la potenza e l’aggressività possano essere rese vulnerabili alla bellezza ci fa sentire ispirati e (in modo fuggevole e mortale) riconciliati.”

Il quarto motivo è egoisticamente affettivo: equiparo il mio “rapporto” con Roger a quello con i miei cani; vivo ogni giorno con l’ansia di sapere che sopravviverò (la biologia è dalla mia parte) ai miei due amici pelosi e ugualmente so che anagraficamente sopravviverò (anche la statistica dovrebbe essere dalla mia parte) alla fine professionistica di Federer. Tale consapevolezza spinge a vivere più intensamente questi tipi di relazioni e a professarle in maniera passionale e viscerale. Pertanto, tra tutti i suddetti motivi per cui dovreste leggere questo saggio, quest’ultimo è per me il più caro e sentito. 

Buoni “Momenti Federer” a tutti.

“Roger Federer come esperienza religiosa”

David Foster Wallace – Casagrande – pag.56