C’è contenuto un universo intero in questo piccolo libro di 140 pagine.
Un universo fatto di tanti piccoli mondi apparentemente distanti anni luce, ma in realtà relazionati fra di loro in maniera complessa. Mondi che sembrano ospitali ma che in realtà non lo sono e mondi apparentemente ostili che tali non si dimostreranno.
Un universo che non è da nessuna parte ma in realtà è ovunque. Mondi che non ci appartengono, ma che di fatto sono ognuno di noi.
Ci troviamo in un’anonima nazione che intende festeggiare la fine della guerra con la costruzione di una strada che colleghi la Capitale con il sud del Paese.
“Prima di questa strada, il viaggio dalla capitale al resto del paese durava quattro giorni se tutto andava bene … questa nuova strada avrebbe portato sicurezza e progresso alle province a settanta miglia all’ora. Le aree remote del Sud avrebbero fatto un balzo in avanti di cent’anni in pochi mesi.”
Quattro e Nove sono i protagonisti incaricati da un multinazionale per la costruzione della strada. Due anonimi e dicotomici mondi:
“Quattro non lo aveva mai visto prima, e non si era mai attribuito capacità profetiche, ma in un istante seppe che Nove era un agente del caos e avrebbe reso il difficile lavoro che li aspettava ancora più difficile”
Attorno a loro, un brulicare di personaggi e di situazioni paradossali.
Lo scontro tra Quattro e Nove, tra razionalità ed emotività, avviene su uno sfondo ben più ampio che include lo scontro tra primo e terzo mondo, mettendoci di fronte alle nostre responsabilità ed alle conseguenze delle nostre azioni.
“Senza la guerra e i suoi rifiuti, tu non saresti qui.”
“Nel caos c’era la gioia e l’iniziativa frenetica. C’era l’ondata di aiuti umanitari dall’estero, fondi per la ricostruzione, stranieri che venivano a valutare e consigliare, a elargire donazioni e mazzette e a incassare parcelle.”
Il libro ha poi il grande pregio di ricordarci uno dei più orribili crimini di guerra: lo stupro come arma.
“Le ragazze si nascondono sempre. Ma se le trovano, le stuprano. A volte è per il divertimento dei soldati. A volte è per punire un uomo.”
La scorsa estate ho visitato il Nobel Peace Centre di Oslo e ho avuto la fortuna di poter conoscere e approfondire la storia di Denis Mukwege e Nadia Murad, un medico e una giovane donna, che hanno vinto il premio Nobel per la pace nel 2018 proprio per “i loro sforzi nel porre fine alla violenza sessuale come arma di guerre e di conflitto armato”.
Concludo, invitandovi di cuore a leggere la loro storia:
https://peaceprizelaureates.nobelpeacecenter.org/en/laureate/2018-denis-mukwege
https://peaceprizelaureates.nobelpeacecenter.org/en/laureate/2018-nadia-murad