Spesso entro in libreria senza un obiettivo preciso, ma con il solo intento di acquistare libri facendomi guidare dalla prima impressione che solo una bella copertina può assicurare.
Così è stato per questo romanzo.
Fissate bene l’immagine di questa donna in copertina; come non rimanere affascinati dalla sua bellezza?
Il suo nome era Stella Goldschlag, ma per tutti era “Veleno biondo”. Perché Stella, berlinese di origine ebraica, nel disperato tentativo di salvare se stessa e i propri genitori dalla deportazione, collaborò con la Gestapo nell’individuare gli ebrei che si nascondevano. Lo fece fino alla fine della guerra, nonostante i suoi genitori non furono risparmiati dalla furia nazista.
“Del perché avesse continuato a dare caccia agli ebrei, anche dopo che i suoi genitori erano morti nelle camere a gas, non diede mai una spiegazione.”
Condannata a 10 anni di carcere da un tribunale di guerra sovietico nel maggio del 1946, morirà suicida nel 1994.
“Veleno biondo” aveva sulla coscienza centinaia di vittime.
La vicenda narrata nel libro ruota attorno alla figura di questa donna e a fatti realmente accaduti; citazioni delle testimonianze del processo a cui fu sottoposta ci accompagnano nella lettura.
Gennaio 1942, il giovane Friedrich si trasferisce a Berlino lasciando la tranquilla Choulex, vicino Ginevra.
Troppe voci giungono dalla vicina Germania. Friedrich, sin da giovane incline alla ricerca della verità, vuole capire cosa stia effettivamente accadendo, nonostante il monito del padre:
“Credo che la verità non sia mai così fragile come in tempo di guerra.”
Giunto a Berlino, si innamorerà di Kristin che lo introdurrà alla vita berlinese tra locali notturni, musica e cibo “proibiti” e bombardamenti. Nonostante la guerra, tutto sembra procedere per il meglio, fino a quando Kristin non rileverà il suo terribile segreto (che vi ho scientemente “spoilerato” nella parte introduttiva di questo articolo).
Il romanzo è stato oggetto di molte critiche in Germania, accusato di banalizzare il millenario quesito sul fatto che possano esistere condizioni che giustifichino azioni immorali e criminali; più probabilmente per il fatto che restituisca un nome e quindi una dignità al “Veleno biondo”.
“Stella” di Takis Wurger è tutto questo, ma è anche altro.
È un romanzo di formazione del giovane Friedrich, sulla sua disillusione e l’errata speranza di trovare un barlume di umanità in un contesto dove l’umanità non può più esistere:
“Non volevo che il mio amico Tristan fosse nelle SS. Non volevo che Kristin lavorasse in un ministero. Volevo che non smettessimo mai di ballare.”
È anche un romanzo storico; ogni capitolo si apre con una breve cronaca dei fatti realmente accaduti in quei mesi del 1942, in piena guerra. Questo espediente spinge il lettore ad approfondire facendo ricerche. Tra fatti di storia, cronaca e folclore, si riscoprono quindi i deliri e le follie del nazismo, le sofferenze del popolo ebraico e non solo.
Fa effetto leggere che coetanea di Paul McCartney fosse tale Tana Berghausen, per la quale però il destino aveva deciso un futuro meno roseo: ad appena 4 mesi di età sarebbe stata picchiata a morte dai soldati delle SS ad Auschwitz.
Che dire poi di Joseph Goebbels, ministro della propaganda del terzo Reich? I suoi comandamenti sulla supremazia tedesca, ossessionato da canzoni, film e testi “proibiti”. Per non parlare dei suoi comandamenti sulla propaganda … non conta se di destra, centro o sinistra, essi spopolano da sempre tra i politici di tutte le nazioni.
“Stella” è un tuffo nel mare della memoria!
Il libro ha il grandissimo pregio di restituire, attraverso il ricordo, la dignità a tutte quelle persone a cui la dignità fu tolta. Conoscere le loro storie e la Storia, non renderà giustizia a quelle povere anime, ma sicuramente darà un contributo a far si che l’orrore non possa accadere di nuovo. Un barlume di speranza, proprio in questi giorni, è l’esemplare punizione inferta nei confronti dei giovani simpatizzanti nazisti di Cuneo.
E se il prezzo della memoria è anche pagare i diritti d’autore ad un giovane 34enne giornalista tedesco di nome Takis ……. ne vengano ben altri 100.